Thoreau e la filosofia dell’essere: “L’uomo è artefice di sé”
di Angelo Franchitto
Henry David Thoreau, fu un uomo che nella sua vita si mosse sempre al limite tra filosofia, poesia e scienza; sempre attento a fare in modo che ci fosse un accordo tra esperienza e scrittura, ma in modo particolare, era attento a trovare quello spirito d’umanità, senza il quale tutto sembra essere perduto.
Bisogna dire che Thoreau ha sempre seguito, come proprio credo filosofico, un imperativo fermo che parte dalla nostra coscienza, secondo cui l’uomo debba incidere sulla qualità della vita di ogni giorno, e di rendere moralmente superiore la propria esperienza.
La particolarità del pensiero di Thoreau la troviamo sicuramente dai suoi “diari”, che rappresentano non solo una valida biografia del filosofo, ma sono stati un valido laboratorio formativo attraverso il quale Thoreau è riuscito a far maturare il suo essere scrittore, storico-naturalista e critico sociale.
Sarà proprio dall’esperienza dei suoi diari, che egli svilupperà una invidiabile capacità di scrittura creativa, dalla quale attingerà per scrivere i suoi libri.
Con il tempo i diari diventarono essi stessi un’opera compiuta, all’interno della quale la natura, vista in tutte le sue manifestazioni, era il tema dominante.
La ricerca della natura, come ricerca della “verità”, in Thoreau è frutto di un forte condizionamento da parte del pensiero filosofico del Trascandentalismo, che conoscerà nel 1837, quando entrò a far parte del circolo trascendentalista di R. W. Emerson; di cui i maggiori esponenti sono: Thoreau, W.E.Channing, Bronson Alcott e Margaret Fuller.
Emerson, conosciuto e stimato filosofo, saggista, docente e poeta; ebbe una grande influenza sulla formazione di Thoreau, ispirandolo con il saggio “Nature”, e diventando per lui più che un maestro, un vero e proprio modello di vita, una guida per il Thoreau scrittore.
Nel confronto con Emerson, possiamo osservare la ricerca, in Thoreau, di una scrittura e di un linguaggio che rispondano ai requisiti di verità e di esperienza, ovvero di contenuto, visto come condizione necessaria per una vera crescita della persona.
Il fulcro dell’insegnamento di Emerson per Thoreau si concentra sul concetto di fiducia in se stessi.
La fiducia in sé diventa fondamentale e molto importante, per il senso che indica nel momento in cui vi è una presa di coscienza intuitiva e spontanea. Una presa di coscienza che rende ogni persona veramente artefice del proprio destino. Un destino che va messo in relazione alla Natura, che simbolicamente viene intesa come rappresentazione di Dio, una figura che viene spiegata come un’anima universale, presente dentro e fuori da noi.
In questo senso, perciò, bisogna seguire un percorso di riappropriazione e perfezionamento della propria esistenza individuale come persona. Un percorso che deve passare per un nuovo processo di naturizzazione, nel quale non si opera più alla ricerca di una dimensione perfetta in maniera originaria, come situazione antecedente alla società così come la conosciamo.
Cioè, con Emerson, non siamo alla ricerca di uno stato di Natura, come Rousseau, ma cerchiamo di adeguarci alla Natura, come una sorta di comunione, che ci spinge a cercare un contatto con qualcosa di più Alto.
Nella conferenza di Parigi del 5 Ottobre 1833, Emerson ha indicato alcune delle sue idee più importanti che avrebbe poi sviluppato nel saggio “Nature”:
“La natura è un linguaggio e di ogni fatto nuovo, si impara una parola nuova, ma non è un linguaggio preso a pezzi e morto nel dizionario, ma la lingua a mettere insieme in un senso più importante e universale. Vorrei imparare questa lingua, non che io sappia una nuova grammatica, ma che può leggere il grande libro che è scritto in quella lingua”.1
Emerson presenta la natura come una lingua, fatta di una sua grammatica. Possiamo capire la natura (parlare la sua lingua) solo se impariamo la sua grammatica.
Thoreau afferma: “Lo studioso che ha solamente armi letterarie è incompleto. Deve essere un uomo spirituale. Deve essere preparato al cattivo tempo, alla povertà, all’offesa, alla stanchezza, alla dichiarazione di fallimento e a molte altre contrarietà. Dovrebbe avere tanti talenti quanti più può”.2
Cioè segue l’idea di Emerson di “imparare” la lingua della natura, ma bisogna andare oltre la speculazione filosofica e dottrinale. L’uomo deve essere “pratico”, vivere la realtà della natura.
Thoreau invita l’uomo a guardarsi dentro, a scoprire le potenzialità che ogni persona ha, ed esternarle.
Tirare fuori, esprimere se stessi, è un messaggio forte. Bisogna lottare contro gli ostacoli e le limitazioni sociali che la realtà ci pone.
Il senso pratico in Thoreau è molto accentuato. Egli ci dice quanto sia importante tenere unito corpo e spirito.
L’uomo è artefice di sé stesso, e la sua è una filosofia dell’essere.
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Angelo Franchitto
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Thoreau e la filosofia dell’essere: “L’uomo è artefice di sé”
Tinte autunnali, di Henry David Thoreau
PRIMA TRADUZIONE ITALIANA DELL'OPERA